Al Ministro dell’Interno Prefetto Matteo PIANTEDOSI
Al Ministro della Salute Prof. Orazio SCHILLACI
Al Sottosegretario di Stato all’Interno On. Emanuele PRISCO
Al Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Prefetto Renato FRANCESCHELLI
Al Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Ing. Carlo DALL’OPPIO
Al Direttore Centrale per le Risorse Logistiche e Strumentali Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Socc. Pubblico e Dif. Civile Ing. Stefano MARSELLA
All’ Ufficio di Coordinamento Attività Sanitarie e di Medicina Legale Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Socc. Pubblico e Dif. Civile
Dott. Lucio BERTINI
All’ Osservatorio Bilaterale per le Politiche sulla Sicurezza sul Lavoro e Sanitarie
Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Socc. Pubblico e Dif. Civile
All’Ufficio III – Relazioni Sindacali
Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Socc. Pubblico e Dif. Civile Viceprefetto Renata CASTRUCCI
Oggetto: Vigili del Fuoco e rischio malattie da esposizione PFAS (sostanze perfluoroalchiliche). Richiesta urgente di accertamenti sanitari e monitoraggio a tutela del personale.
In data 02.04.2021, uno studio pubblicato dall’International Journal of Environmental Research and Public Health ha messo a confronto i valori di PFAS presenti nel sangue di 135 Vigili del fuoco volontari del New Jersey rispetto a quelli della popolazione comune, riscontrando valori significativamente più elevati tra i Vigili del fuoco.
In data 07.06.2021, con nota prot. n. 159/21 il CONAPO aveva inviato al Dipartimento dei Vigili del Fuoco tale studio, segnalando l’esistenza di rischi per la salute derivanti dalla esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), tra cui disordini ormonali, malattie della tiroide, colite ulcerosa, malattie cardiovascolari e patologie tumorali. Tali sostanze, oltreché in svariati prodotti di uso quotidiano, sono state impiegate anche nei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) dei vigili del fuoco nonché in alcuni liquidi schiumogeni antincendio.
In data 14.06.2021 il Dipartimento dei Vigili del Fuoco rispondeva con lettera prot. 13408 che “non vi è alcun elemento che giustifichi il dubbio circa la sicurezza dei DPI in uso ai Vigili del fuoco italiani, per quanto riguarda la presenza di PFAS” e che “non sono emersi studi scientifici che possano contrastare le conclusioni sopra riportate, ma unicamente generici articoli relativi alla pericolosità dei PFAS riguardanti le principali fonti di esposizione, individuate generalmente nell’ingestione di acqua potabile contaminata o di cibi con alti livelli di tali composti (ad esempio pesce e uova). Risulta che la popolazione possa essere esposta anche attraverso l’inalazione di aria contenente polveri o il contatto con superfici o suoli contaminati. Ad esempio, particolare risalto è stato dato alla presenza di PFAS nelle acque in alcune aree del Veneto. Non è stato rinvenuto nulla di specifico sui DPI”.
Come si legge dalla risposta però lo studio del Dipartimento dei Vigili del Fuoco è stato però condotto non con ulteriori ed aggiuntive indagini e prove sui DPI dei Vigili del fuoco italiani ma (!!!) CON RICERCHE IN RETE nonché avvalendosi di esami rilasciati al momento della fornitura dei DPI medesimi!!!
In data 19.07.2023 il periodico indipendente di giornalismo di inchiesta IRPIMEDIA ha pubblicato un articolo (vedasi allegato) dal titolo “L’esposizione ai Pfas dei Vigili del fuoco – Le sostanze perfluoralchiliche tossiche per l’uomo sono presenti sia nelle tute che nelle schiume anti-incendio, ma il ministero dell’Interno non avvia le indagini necessarie per la sicurezza dei pompieri” in cui si spiega che:
1) I dispositivi di protezione individuale (Dpi) dei vigili del fuoco, come i completi anti-fiamma, contengono Teflon, materiale composto da Pfas, le sostanze perfluoralchiliche che da diversi anni sono al centro di analisi e divieti perché tossiche e cancerose per l’uomo;
2) Il ministero dell’Interno sottovaluta il problema, evitando analisi sui completi anti-fiamma e un’indagine epidemiologica;
3) IrpiMedia ha fatto analizzare un giaccone anti-fiamma di un pompiere italiano e la concentrazione di Pfas rilevata fa invece supporre che andrebbero avviate indagini più approfondite sulla sicurezza dei Dpi dati in dotazione ai vigili del fuoco.
In data 03.01.2024, la rivista scientifica FOCUS ha pubblicato un articolo dal titolo “Salute – I PFAS potrebbero incoraggiare la diffusione delle cellule cancerose” nel quale afferma che i pompieri sono più esposti ai PFAS rispetto alla popolazione generale e che “i pompieri sono più inclini rispetto alla popolazione generale a sviluppare alcuni tumori, tra cui quello del colon-retto”. Da uno studio pubblicato in data 08/12/2023 sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology si evince che un team di epidemiologi dell’Università di Yale ha esposto cellule di cancro al colon a livelli di PFAS comparabili a quelli presenti nel sangue dei vigili del fuoco scoprendo effetti acceleranti e aggravanti sui tumori già in essere, cosa gravissima se, come afferma la rete no-profit Firefighter Cancer Support Network (FCSN) “il cancro è oggi la minaccia più pericolosa per la salute e la sicurezza dei vigili del fuoco”.
Tanto sopra premesso, in conseguenza di queste pubblicazioni il CONAPO chiede:
1) di sapere cosa il Ministero dell’Interno ha finora fatto in concreto per accertare se effettivamente i DPI dei Vigili del fuoco contengono PFAS e in che quantità;
2) di sapere se corrisponde al vero la notizia che qualche anno fa un ricercatore delle Marche avrebbe contattato il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona, offrendo accertamenti gratuiti ed anonimi su un campione di Vigili del fuoco, al fine di verificare la eventuale presenza nel sangue di sostanze PFAS e che tale offerta è rimasta senza risposta;
3) per quale motivazione il Ministero dell’Interno non ha ancora avviato una indagine sugli appartenenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco per verificare se la presenza di PFAS nel sangue risulta o meno in concentrazione maggiore rispetto alla normale popolazione.
Certi di una tempestiva ed esauriente risposta, si porgono distinti saluti.